Come calcolare il QI? Il calcolo del QI (quoziente intellettivo) è un argomento che suscita dibattiti e perplessità. Molto spesso, infatti, questo strumento di valutazione è adoperato più per curiosità che per reale consapevolezza. L’analisi matematica per calcolare il quoziente intellettivo si basa sul confronto tra età anagrafica e intellettuale, al fine di stabilire le capacità e il funzionamento cerebrale dei soggetti sottoposti alla valutazione. Il risultato determinato dal punteggio ottenuto serve a misurare il livello di intelligenza della persona. I test impiegati per la valutazione del quoziente intellettivo hanno una valenza clinica accertata e sono supportati da pratiche scale di riferimento. Se sei curioso di sapere come avviene la misurazione delle capacità intellettive di un individuo e da dove nasce questa esigenza, continua a leggere il nostro articolo.

Cos’è il Quoziente Intellettivo?

Con il calcolo del quoziente intellettivo potrai misurare la tua intelligenza, ossia la capacità di comprendere, analizzare e fornire un ordine preciso alle categorie di pensiero e oggetto, fornendo un senso logico e pratico. Per elaborare questi dati matematici, è necessario sottoporsi a specifici test di valutazione, utilizzati in ambito diagnostico da professionisti che studiano le capacità intellettive degli esseri umani. Potrai svolgere questi test anche online ma prendi con le pinze i risultati. Alcuni, infatti, possono essere considerati poco attendibili e alquanto fuorvianti.

Come si misura il quoziente intellettivo: test di valutazione e scale di riferimento

I test di valutazione che misurano il quoziente intellettivo possono essere effettuati tramite piattaforme online ma per una valenza clinica, è bene rivolgersi a professionisti che sappiano interpretare i dati e fornire tutte le informazioni necessarie.

I test di valutazione accreditati per misurare il livello intellettuale delle persone, ossia il quoziente intellettivo, sono due: le scale Weshler , elaborate dall’omonimo clinico e volte alla misurazione delle capacità verbali, totali e di performance e la Matrice di Raven che valuta l’intelligenza non verbale, adatta soprattutto per i bambini e i portatori di handicap.

In questa prospettiva, la valutazione del quoziente intellettivo di un individuo si avvale di strumenti davvero efficaci, in grado di fornire le informazioni necessarie sull’intelligenza effettiva della persona presa in esame. Tramite questi test, infatti, si arriva a individuare un valore numerico: più alto è il numero, più la persona può dirsi intelligente.

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Cosa sono le scale Weshler?

Come abbiamo già accennato, le scale Weshler rappresentano i principali strumenti per la valutazione del profilo cognitivo intellettivo. In particolare, queste scale sono tre e differiscono in base al profilo anagrafico di chi vi si sottopone:

  • La scala WPPSI-IV Wechsler Preschool and Primary Scale of Intelligence – Fourth Edition viene impiegata per la valutazione di bambini dai 2 anni e 6 mesi ai 7 anni e 7 mesi
  • La scala WISC-IV Wechsler Intelligence Scale for Children-IV viene usata dai 6 anni ai 16 anni e 11 mesi
  • La scala WAIS-IV Wechsler Adult Intelligence Scale – Fourth Edition è dedicata a persone con unìetà che varia dai 16 ai 90 anni.

Il risultato finale di ogni scala è un indice di QI totale e degli indici specifici (ad esempio nella WISC e nella WAIS: la Comprensione Verbale, il Ragionamento Visuo-Percettivo, la Memoria di Lavoro e la Velocità di Elaborazione).

Il valore del quoziente intellettivo indica le proprie capacità di successo?

La misurazione del quoziente intellettivo viene spesso effettuata per curiosità e divertimento tramite le piattaforme digitali, che restituiscono risultati più o meno affidabili. La situazione si complica quando ci si chiede se il quoziente intellettivo possa dirsi davvero determinante per raggiungere il successo nella vita. La domanda è: un punteggio elevato assicura vantaggi maggiori nel modo di condurre il percorso di studi, le esperienze lavorative e i rapporti interpersonali?

Una risposta soddisfacente a questo interrogativo sembra giungere da Daniel Goleman, uno psicologo statunitense che ha fatto dell’intelligenza emotiva il fulcro delle sue teorie. Il clinico esprime una visione di pensiero condivisibile, secondo cui non è sufficiente essere individui brillanti per assicurarsi il successo nella vita.

Secondo quanto affermato nella teoria dell’intelligenza emotiva, infatti, la gestione degli eventi esistenziali che comprendono le sfere di interesse individuale, come lo studio, il lavoro, la rete di relazioni, è determinata non tanto dalle capacità dell’intelletto quanto da una buona dimensione emotiva, che miri a comprendere, analizzare e gestire le proprie emozioni in modo positivo e non distruttivo. In questa precisa ottica, persone che raggiungono il successo dispongono di un buon grado di autostima e riescono ad agire in maniera propositiva agli eventi avversi e stressanti della vita, attivando le proprie risorse personali.

Misurare il quoziente intellettivo: da dove nasce questa esigenza?

Per quanto misurare il quoziente intellettivo di un individuo sembri essere piuttosto una curiosità diffusa, è in ambito clinico che questa valutazione acquista rilevanza. L’idea di poter attribuire all’intelligenza una valutazione matematica è apparsa evidente la prima volta a Francis Galton, cugino di Charles Darwin, l’ideatore della teoria evoluzionistica.

Secondo Galton l’intelligenza non deve essere considerata una caratteristica astratta, bensì una realtà osservabile e sottoponibile a misurazione. Gli studi di Galton  furono indirizzati verso la psicometria, valorizzando la valutazione quantitativa di tutti i comportamenti umani mediante l’applicazione di specifiche scale e test. In questo modo, si potevano rendere manifeste le caratteristiche intellettuali che spingono gli individui a commettere determinate azioni.

Una fondamentale distinzione alla base del calcolo del quoziente intellettivo è quella tra intelligenza cristallizzata e fluida, ossia da un lato la capacità di risolvere concretamente i problemi mediante le conoscenze acquisite con l’esperienza e dall’altro la capacità di fronteggiare i problemi senza il possesso di questo bagaglio. Grazie alla misurazione del quoziente intellettivo è possibile, quindi, valutare la media delle prestazioni intellettive e identificare, di conseguenza, soggetti dotati di maggiori potenzialità e quelli con minore capacità. Il valore numerico medio è identificabile con il 100.

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