La situazione del nostro paese non può non passare dall’analisi occupazionale per i giovani. In soldoni, frequentare l’università poi quali sbocchi lavorativi garantisce? E’ una domanda lecita, e forse obbligatoria, per tutte quelle famiglie disposte a fare grandi sacrifici per la formazione dei propri figli, purchè abbiano un senso di fondo. E’ evidente che nessuno abbia la sfera di cristallo e che quindi certezze su come l’università dia sbocchi lavorativi non se ne hanno ma è certo che un pò di ragionamento sull’argomento si possa fare e che sia anche utile. Se volete sapere l’università quali sbocchi lavorativi dia, continuate a leggere.

Perché blog di settore come il nostro Universitàtelematica.it e Studenti.it hanno tanto successo? Semplicemente perché fungono da faro nel buio di una notte formativa come quella italiana. La gente si iscrive alle facoltà ed accumula titoli di studio senza chiedersi se l’università garantisca o meno sbocchi lavorativi.  Invece la premesse dovrebbe essere diverse, e cioè usare la risposta a questa domanda come partenza per capire se il gioco vale la candela.
La risposte se l’università abbia questo feeling con gli sbocchi lavorativi la dà una recente ricerca di Confindustria. I numeri che ne vengono fuori parlano di una prima della  classe e cioè della laurea in Chimica. Solo là ci sono più di tremila ragazzi immatricolati (contro i mille di qualche anno fa) di cui conseguono la laurea circa il 90% trovando lavoro attinente a ciò che è stato studiato a meno di tre anni dal conseguimento del titolo.
Il 95% dei  laureati all’università in Chimica riesce ad avere sbocchi lavorativi con un contratto a tempo indeterminato entro tempi molto brevi perchè, come dice Cesare Puccioni, presidente di Federchimica: “Le persone che lavorano in questo settore non sono intercambiabili e occorrono professionalità specifiche con un livello più elevato della media”.
Altro dato non trascurabile in questa analisi tra università e sbocchi lavorativi è che l’importo medio degli stipendi dei laureati in ambito chimico è nettamente superiore rispetto a quello previsto dagli altri settori. Anche i termini per avere una pensione sono molto più sicuri per chi lavora in ambito chimico, questo  grazie alla presenza di un fondo di previdenza integrativa con un altissimo numero di iscritti (circa 4 su 5).
La scienza quindi ripaga gli sforzi e trasforma l’università in sicuri sbocchi lavorativi. Un’equazione da tener presente se si progetta il proprio futuro.
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