Se prima i test d’ingresso erano una rarità ed avevano giustificazioni piantate solidamente nel cemento, ora in Italia è la prassi. Com’è la situazione dei test d’ingresso in questi anni? Cosa si devono aspettare i nostri ragazzi dopo l’esame di maturità? Cosa è giusto fare e cosa no? Tanti quesiti sui test d’ingresso a cui non è facile trovare risposte soddisfacenti essendo questo terreno piuttosto “vago”, una zona grigia in cui si rischia di smarrire il proprio percorso di formazione. Se volete provare, però, insieme a noi a fare almeno un po’ di luce su questa situazione dei test d’ingresso in Italia, continuate a leggere.

Approfittiamo del fatto che i test d’ingresso all’università siano giunti al termine per cercare di fare un minimo di ordine sull’argomento. “Ordine” non è una parola scelta a caso perché, come riportano i più importanti quotidiani come il Corriere della Sera e Il Fatto Quotidiano mai come quest’anno i test d’ingresso sono stati accompagnati da polemiche e contrasti. La ragione di tanto chiasso è che alcuni ragazzi si sono trovati a pagare per sostenere due o tre test d’ingresso differenti senza poi aver modo di farli davvero. Perché? Perché la maggior parte delle volte i test d’ingresso sono stati messi nello stesso giorno, alla stessa ora e, ciliegina sulla torta, in sedi lontane anche 200 km l’una dall’altra. Un problema che nasce da un nuovo scenario formativo. Gli atenei, infatti, sono quasi tutti a numero chiuso e così gli studenti sono costretti a segnarsi a più test d’ingresso solo per non rischiare di essere fatti fuori dal mondo delle università ai blocchi di partenza. Che ci sia qualcosa da registrare nei test d’ingresso è evidente anche dall’analisi di quali di questi vadano per la maggiore. Come spiega il Ministero dell’Istruzione, infatti, se la facoltà di Medicina e le lauree triennali nelle professioni sanitarie continuano a fare la parte del leone con oltre 4mila iscritti complessivi ai test d’ingresso, c’è da sottolineare col pennarello rosso il boom della facoltà di Psicologia sempre sotto tono nei decenni precedenti. Più specificatamente, gli iscritti alle prove di ammissione per il corso di laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche sono in aumento di quasi il 20 per cento rispetto agli iscritti dell’anno scorso e di oltre il 30 per cento rispetto al 2011. Questo segnale forte lanciato dai test d’ingresso nelle realtà tradizionali è colto anche dalle università telematiche, che da sempre stanno con le antenne dritte su quel che accade nel mondo della formazione. Lo dimostra l’università UniCusano che ha attivato  subito il corso di laurea in Psicologia, andando di fatto a completare in quel settore l’offerta didattica che fino ad oggi si limitava alla facoltà di Scienze delle Formazione.
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