La parola “crisi” nasconde nella sua etimologia la chiave per superare l’empasse. “Crisis” in greco vuol dire “cambiamento” e infatti l’unica maniera per andare oltre al pantano in cui l’Italia si trova è quella di cambiare radicalmente le basi del paese. Tra le basi di una nazione non può non esserci la formazione delle nuove generazioni e quindi quelle lauree, come Scienze dell’Educazione, che hanno a che fare con la questione. Se credete anche voi che l’insegnamento sia un bel mestiere e che è il caso di impegnarsi a cambiarlo per salvarne lo scopo più profondo, continuate a leggere per saperne di più su Scienze dell’Educazione nel 2013.
Il rapporto tra studenti e professori è stato spesso conflittuale. Non è mai facile mettere a confronto generazioni diverse e, oltre alle difficoltà insite al periodo specifico di vita dei giovani durante quegli anni, c’è da ammettere anche una colpa da parte dei cosiddetti “adulti”. Chi conosce il percorso di studi di quello che era l’antenato di Scienze dell’Educazione sa che di tutto si parlava tranne che di modernità. Risultato? I docenti italiani sono tra i più preparati d’Europa, come spiega in un reportage Il Fatto Quotidiano, ma anche quelli meno “sul pezzo” con gli alunni. Non conoscono le lingue e mal digeriscono computer ed altre tecnologie come smartphone e tablet. Questo gap è mortale ma per fortuna la possibilità di frequentare Scienze dell’Educazione tramite università telematiche lo colma. Realtà come l’UniMarconi e l’università UniCusano puntano molto sull’eLearning. Il che vuol dire aggiungere alla normale formazione di Scienze dell’Educazione anche un forzato confronto con il videosharing, il WiFi, i contenuti peer2peer e lo streaming delle lezioni. Chi esce da Scienze dell’Educazione proposto dalle università telematiche, insomma, è un buon insegnante come tanti suoi colleghi nostrani ma è anche un soggetto technology-oriented che non avrà le stesse difficoltà a parlare coi ragazzi dei suoi predecessori. Sarà un insegnante 2.0, quindi, che potrà riportare in alto la classe nazionale e rendere ancora più competitivo il nostro paese.
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