Il concetto di base del numero chiuso in Medicina è giusto e lodevole. La disoccupazione si combatte anche e soprattutto disilludendo tutti quei ragazzi che non hanno la stoffa per arrivare fino a fondo in un mestiere ma che rischiano comunque di intasare lo spazio a chi dovrebbe, per talento, agire più liberamente. Purtroppo tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare… anche quando si parla di numero chiuso in Medicina. La cronaca recente dimostra quanto sia in affanno questo meccanismo e quanto le università telematiche potrebbero dare una mano.
La questione sul numero chiuso in Medicina è sempre attuale ma in questi giorni lo è di più, vista la notizia legata agli 8.572 ragazzi che speravano di entrare alla Cattolica. Come sempre si sarebbero dovuti vedere alle dieci di mattina a Roma e a Milano per dare inizio ai test d’ingresso al numero chiuso in Medicina ma questo volta non tutto è andato per il verso giusto. Stando a quanto raccontato da Il Sole 24 Ore, infatti, alle 10:15 nella capitale molti degli iscritti al numero chiuso in Medicina erano ancora in coda fuori dai padiglioni e le procedure di identificazione erano ancora in fase arretrata.
I disservizi erano praticamente inevitabili: a dover raggiungere i padiglioni della fiera di Roma in via portuense 1645 entro le nove di stamattina erano oltre settemila candidati. Così si è prima formata una colonna di macchine di privati e taxi e poi si è verificato un vero e proprio esodo di studenti che, da soli o in compagnia delle famiglie, hanno addirittura scelto di proseguire a piedi nonostante il mal tempo. In breve la folla degli iscritti al numero chiuso in Medicina ha cominciato ad alzare la voce e la situazione è diventata così tragica da dover richiedere l’intervento del servizio d’ordine.
Bisogna dire che chi voleva tentare di entrare nel numero chiuso in Medicina ha dovuto pagare 120 euro per sostenere un test d’ingresso e si è ritrovato a non riuscire a raggiungere neanche la struttura attrezzata per la prova.
Questa “storiella” sul numero chiuso in Medicina non è che un esempio di come le università telematiche possano evitare certi scenari apocalittici. Ognuno a casa sua, senza traffico e mugugni, a pensare alla propria prova.
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