Come ad ogni inizio accade, l’occasione è propizia per fare un piccolo punto della situazione e per lanciarsi in buoni propositi più o meno realizzabili. Ora che siamo a settembre, infatti, le scuole riaprono i battenti e l’opinione pubblica ne approfitta per ragionare su quale sia il futuro delle università italiane e dove debba arrivare. E’ un discorso interessante se state pensando al vostro futuro che, per questioni anagrafiche, s’intreccia col futuro delle università italiane. Ecco cosa c’è da sapere.  

Settembre è un mese di inizi. Soprattutto se si parla di studi. Magari ai ragazzi non farà piacere dover mettere da parte il costume da bagno e gli amori estivi ma la vita gira così e ad attenderli c’è un banco, insieme ad un nuovo anno di formazione. Cogliendo la palla al balzo ed allargando il discorso anche al futuro delle università italiane, il Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha dichiarato che i ragazzi non dovranno più arrivare a 24 anni senza aver mai lavorato. Tutto molto giusto e bello ma è realizzabile? Solo frequentando gli atenei telematici. Vediamo perché.
Attualmente le spese per fare vita accademica tradizionale, infatti, sono ancora troppo alte. Come spiega il giornale Italia Oggi, vitto, alloggio e spostamenti gravano sui bilanci delle famiglie nostrane tanto da compromettere lo stesso futuro delle università italiane. Non in pochi, infatti, mollano la presa perché non ce la fanno a sostenere l’uscita di liquidi. La prospettiva di lavorare da subito del Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza sembrerebbe una soluzione a questo se non fosse che pachidermi come La Sapienza di Roma non sono strutturati per un’opzione simile. Lezioni alla mattina e presenza fisica richiesta come legano con chi magari lavora in un pub fino alle quattro del mattino?
Il futuro delle università italiane, invece, sta in quelle telematiche perché abbatte le spese di cui sopra e perché si adatta allo “scheletro” del lavoratore. La tecnologia eLearning, infatti, consente di fruire delle lezioni in formato video in qualsiasi momento lo studente voglia. Diventa più facile così integrare lo studio con gli impegni lavorativi e anche spostarsi di sede in sede. Vi basterà infatti avere un computer e una buona connessione e il futuro delle università italiane vi seguirà dove sarete. Non è poco e forse è l’unica via percorribile con la crisi che c’è (e che ci sarà) e con i giusti propositi del Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza.
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