Ogni volta che c’è un fatto di cronaca degno di nota legato al mondo accademico si prende spunto per far tornare d’attualità il discorso legato ai finanziamenti alle università. Come siamo messi in Italia? Come se la passano i nostri ricercatori? Che prospettive di crescita culturale ci sono? Molte delle risposte a queste domande passano proprio dai finanziamenti alle università perché il denaro sarà anche “vile” ma di certo aiuta, e non poco, a crescere nel mercato della formazione. L’elezione di Paleari a nuovo Presidente del Crui è l’occasione giusta per capire tutti insieme come è lo status quo dei finanziamenti alle università. Buona lettura.  

Chiunque segua un po’ l’attualità sa che recentemente Stefano Paleari, a soli 48 anni, è stato eletto all’unanimità dall’Assemblea dei Rettori alla carica di nuovo Presidente del Crui, la conferenza dei rettori delle università italiane. Forte della sua bella esperienza in qualità Rettore dell’Università di Bergamo, Paleari prende il posto di Marco Mancini, a sua volta diventato capo Dipartimento Università, Afam e Ricerca del ministero dell’Istruzione. Lo spunto giornalistico è buono per approfittare per capire come stiamo messi in Italia lato finanziamenti alle università. Ce lo spiega Paleari stesso: “Il punto di partenza dei finanziamenti alle università è drammatico. Siamo arretrati di dieci anni, perdendo annualmente 10.000 ricercatori e il 15% dei fondi. Chi governa l’università vuole meno burocrazia e più strumenti per competere. E’ nell’interesse di tutti riportare il dibattito sulle cose reali, allontanando i tanti luoghi comuni. Ha sorpreso anche noi sapere dall’Europa che la Germania e la Francia sostengono il mondo accademico con il triplo del nostro budget per i finanziamenti alle università e persino nel Regno Unito, indicato spesso come esempio di un finanziamento pubblico molto limitato, lo Stato spende per l’università il 50% in più che in Italia. Si decida quindi come finanziare gli atenei, non dimenticando che nessuna automobile può viaggiare senza carburante, e si lasci poi a ogni realtà la possibilità di lavorare per migliorarsi, integrarsi e competere per poi essere misurata e valutata”.
Queste parole sui finanziamenti alle università spaventano non poco e non lasciano intravedere un cielo senza foschia. Gettano, però, probabilmente in modo inconsapevole, ulteriore luce sulle università telematiche che da sempre evitano di legarsi a fondi pubblici. E’ il caso della leader di settore, l’università UniCusano, che i finanziamenti alle università non sa proprio cosa siano e, nonostante questo, continua a crescere e ad offrire ai suoi studenti sempre nuove strade. Ne è esempio il recentissimo Energy Master, che prepara i ragazzi nel mondo delle energie rinnovabili, là dove gli atenei tradizionali non hanno ancora pensato di arrivare.
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