Siete in fase decisionale? Avete ancora in testa il bivio tra università tradizionali ed università telematiche? State ponderando quale sia la migliore strada per voi e, soprattutto, per il vostro futuro? Forse questo post vi potrà aiutare a schiarirvi un po’ le idee perché parla dei corsi di studio e di come essi cambino con le università telematiche 3.0. Non vi resta che mettervi comodi e lanciarvi nella lettura di qualche minuto di questo post sui corsi di studio. Buon viaggio.

Fino a qualche tempo fa i detrattori delle università telematiche puntavano il dito sui corsi di studio. A detta loro erano pochi, privi di insegnanti di qualità e con poca fruibilità. La questione di quanto sia o meno alienante studiare davanti ad un computer ve la risparmiamo sapendo che sapete anche quanto sia alienante studiare in un’aula affollata e decadente. Resta il fatto che, in pieno 2015, i corsi di studio delle università telematiche non solo sono molto diversi da come volevano illustrare i competitor ma sono, anzi, diventati il loro fiore all’occhiello. Innanzitutto, essendo le telematiche slegate da finanziamenti pubblici, c’è più agilità a creare corsi di studio e quindi l’offerta didattica è molto più ampia che altrove tanto che possono nascere corsi come Criminologia solo con l’intento di rispondere ad una nuova ed inattesa domanda di mercato. Poi va detto che il corpo docente è ormai sempre lo stesso per cui il discorso della qualità decade all’istante. Rimane il vantaggio, questo sì tutto nuovo, di uno sviluppo anche fisico delle università telematiche in modo che corsi di studio più difficili come, ad esempio Ingegneria, possono essere dosati tra FAD – formazione a distanza e FIP – formazione in presenza. Un balzo in avanti che dice tutto sull’inutilità di scegliere tra telematiche e fisiche. Nelle prime i corsi di studio sono gli stessi delle seconde con l’aggiunta, però, della tecnologia. Volete avere più dati? Scriveteci pure attraverso l’apposito form informativo.