Purtroppo il rapporto tra la politica e le università non è mai stato idilliaco ed anche questo periodo recente non fa eccezione. Poco tempo fa uscì l’interessante progetto degli atenei virtuosi ma parlarne oggi già sembra una storia del passato. Le ragioni sono molteplici ma, ad un’analisi più sintetica e superficiale, come sempre, molto si risolve in questioni di soldi. Cosa bolle in pentola intorno agli atenei virtuosi? Perché sono tornati alle cronache in un modo così violento?  Se volete saperne di più sugli atenei virtuosi, continuate a leggere.

Ve li ricordate gli atenei virtuosi?  Ne parlarono tutti, dal Corriere della Sera a Repubblica. Ora questi  atenei virtuosi tornano alla ribalta ma la ragione non è proprio positiva. È infatti notizia fresca che i soldi promessi dal governo per gli  atenei virtuosi alla fine non arriveranno! Inutile dire che si teme soprattutto che questa mannaia ricada sulle teste degli studenti e delle loro famiglie  che ancora una volta dovranno metter mano al portafoglio. Un’opinione interessante da ascoltare su questa “italianata” degli  atenei virtuosi è quella di Mario Ghidini, Presidente della Consulta degli Studenti all’università di Bergamo: “Siamo di fronte ad un patatrac inatteso e proprio nell’anno in cui abbiamo congelato le contribuzioni studentesche. La nostra speranza è quella di riuscire a mantenere le tasse sui livelli attuali”. Oltre al danno la beffa, poi, per questa svolta degli  atenei virtuosi. Si temono, infatti, un calo evidente della qualità dell’insegnamento ed un aumento considerevole delle rette universitarie. Un presente da brivido, quindi, per gli  atenei virtuosi ma cosa c’è da aspettarsi per il 2014? È sempre Ghidini a rispondere: 
”È ancora tutto da valutare. Certo siamo di fronte a una vicenda tragicomica. Abbiamo messo in piedi un sistema che doveva premiare gli  atenei virtuosi e adesso, all’ultimo momento, alla fine del percorso si scopre che i soldi non ci sono. Oltre al danno, la beffa. L’onorevole Ghizzoni, relatrice del decreto sull’istruzione, ha dichiarato che è stata una scelta obbligata e ha tenuto a chiarire che l’università e la politica non sono mondi ostili; è vero, ma ultimamente la politica non ha fatto molto per aiutare l’università”.
La faccenda degli  atenei virtuosi dimostra una volta in più la bontà del percorso intrapreso dalle università telematiche che da subito hanno rinunciato a finanziamenti pubblici ed aiuti delle istituzioni. Se, per esempio, l’università UniCusano brilla tra i competitor è solo perché ha saputo organizzare un business-plan dove i soldi dei suoi studenti vengono sempre reinvestiti nella qualità della formazione, a creare un circolo virtuoso in cui si può solo crescere.
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