Il diritto allo studio è universalmente riconosciuto in Italia ma forse più a parole che nei fatti.  Come si può, infatti, scinderlo dall’accessibilità alle università? Come è possibile prevedere sulla carta porte aperte per chiunque voglia prendersi una laurea e poi nei fatti avere paletti su paletti durante il percorso di formazione? Quello dell’accessibilità delle università è un tema molto caldo che va monitorato con costanza per evitare che, in pericolose zone d’ombra, si mettano in pratica giochi poco puliti ai danni degli studenti. Se volete saperne di più sullo status quo dell’accessibilità all’università, continuate a leggere.

Volete sapere come stiamo messi in Italia in quanto ad accessibilità delle università? Chiedetelo agli studenti fuori sede. Come si legge da uno specchietto della situazione pubblicato dal quotidiano Il Sole 24 Ore, il concetto di accessibilità delle università va legato a quello di grande città. Una volta fatto, è possibile stilare una classifica dove la metropoli che mostra il maggior numero di record negativi è Milano, dove si pagano le tasse universitarie più alte d’Italia e dove gli affitti sono esageratamente alti. Una bella (nel senso di “utile”) polaroid sull’accessibilità delle università l’ha scattata la Federconsumatori che, realizzando una rilevazione proprio sui costi di vita di un fuorisede, ha scoperto quanto siano oltre il consentito le università lombarde, con la Statale di Milano che, tra le pubbliche, è la prima di questa black-list. La forbice di questa NON accessibilità delle università sta tra gli 800 euro che pagano le famiglie col reddito più basso e i tremila euro di chi guadagna 30mila euro l’anno. La situazione dell’accessibilità delle università non è poi tanto migliore al sud: 527 euro l’anno per le famiglie meno abbienti e quasi 2.200 euro per le fasce di reddito più alte. Sull’accessibilità delle università grava anche il sistema a fasce dentro il quale è spesso difficile pizzicare i furbetti. Sempre la Federconsumatori spiega che “il fatto che le famiglie di alcuni ragazzi dichiarino redditi inferiori a quelli che realmente percepiscono porta alla crescita progressiva del numero di studenti che rientrano nelle fasce più basse: questo innesca la riduzione dei fondi da distribuire, penalizzando quindi coloro i quali hanno davvero bisogno di usufruire dell’istruzione pubblica a costi accessibili”.

Non si può non completare il quadro sull’analisi dell’accessibilità delle università parlando dei posti letto che si aggirano intorno ai 400 e i 500 euro a letto mentre per una stanza singola la forbice va dai 500 ai 700 euro. Per il Segretario della Sunia Milano, Stefano Chiappelli, “gli studenti sono i soggetti più penalizzati sia per il valore del canone elevato sia perché spesso subiscono vessazioni che non rientrano nei contratti, come i pagamenti per le manutenzioni straordinarie e altre spese che non dovrebbero essere a loro carico”. Questa grave situazione dell’accessibilità delle università riguarda circa 200mila giovani universitari che vivono in queste condizioni, con pochi soldi e senza nessun diritto. Per fortuna il crescente successo delle università telematiche sta smontando punto su punto le criticità intorno all’accessibilità delle università con la possibilità di tramutare il click in un gesto di democrazie estrema. L’eLearning, quindi, alla luce di quanto appena detto, diventa il vessillo della vera accessibilità delle università in Italia.
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