Come soggetto non è così innovativo. Che in Italia ci sia un forte tasso d’abbandono dell’università, infatti, è cosa nota. Stupisce invece che la polaroid dell’Anvur sia stata scattata in questi giorni. Segno che da noi le cose non migliorano quasi mai perché a stento si riconosce il problema. “Quasi” però, perché l’avvento nel mercato della formazione delle università telematiche ha spostato qualche equilibrio ed anche l’abbandono dell’università ne è rimasto coinvolto. Se volete capire come sta messo il nostro stivale in quanto ad abbandono dell’università e come c’entrino le università telematiche, continuate a leggere.
Usiamo un approccio giornalistico al tema caldo dell’abbandono dell’università partendo dai freddi ma inopinabili dati che ha da poco pubblicato l’Anvur – Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca. Nonostante la percentuale degli iscritti agli atenei che arriva fino in fondo ad una laurea sia passata dal 7,1% al 22,3%, il tasso dei ragazzi che molla la presa è schizzato al 40%. Quattro giovani su dieci, quindi, sono vittime dell’abbandono dell’università e, con loro, anche le loro famiglie che si trovano ad aver speso molti soldi inutilmente e a dover ricollocare i loro figli in un mercato del lavoro che considera la laurea un titolo quasi “di partenza”. Un problema grosso ed attuale che sembra però aver trovato una soluzione. Si tratta delle università telematiche che, per via della loro stessa natura, offrono corsi di laurea a prova di abbandono dell’università. Perché? Innanzitutto perché fanno arrivare i ragazzi a questa scelta solo dopo aver seguito un iter di orientamento universitario come quello dell’UniCusano, dove un team di psicologi aiuta lo studente, tramite alcune domande mirate, a trovare da solo le proprie vocazioni. Poi c’è da sottolineare che i corsi delle telematiche sono fruibili secondo logiche di totale libertà che allentano di molto quelle pressioni che spesso portano all’abbandono dell’università. Le lezioni in video, infatti, sono rivedibili 24 ore su 24 e tutte le volte che si vuole e questo consente al giovane di avere eventualmente anche un lavoro con cui incastrare gli studi e impegni di vita meno “facili” rispetto a chi ha il lusso di dover solo stare sui libri. Categorie come le giovani mamme o i nuovi poveri, così, hanno un modo per salvarsi dalla mannaia dell’abbandono dell’università. Per ultimo, anche se non di ultima importanza, i costi all-inclusive delle telematiche sono molto più bassi di quelli degli atenei tradizionali, oberati anche dalle spese per gli spostamenti e per il vitto e l’alloggio se si tratta di studenti fuori sede. Un eventuale abbandono dell’università, almeno, comporterebbe per la famiglia un salasso minore in un momento in cui di soldi in giro ce ne sono poco.
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