Se stai pensando di tentare la strada dei concorsi pubblici, tra le domande che sorgono istintivamente, ci sono quelle relative alla valenza effettiva del voto di maturità, o di laurea, per potervi accedere.

In primo luogo, prima ancora di riuscire a rispondere in maniera esaustiva, dobbiamo distinguere le varie tipologie di concorso e le rispettive possibilità che ne derivano. Esistono infatti quei concorsi pubblici che, per definizione e struttura, sono basati proprio sul possesso di titoli specifici per poter essere selezionati.

A seguire, ci sono poi quei concorsi che sono rivolti esclusivamente ai diplomati, inclusi coloro i quali hanno ottenuto un voto basso alla maturità. Per vincere un concorso, di conseguenza, è importante assicurarti di avere una preparazione globale sufficiente per riuscire a superare le prove senza incorrere in grosse difficoltà, a prescindere dal voto con il quale ti presenti.

Ma che voto serve nei concorsi pubblici e quali sono nello specifico i casi in cui il voto diventa una vera e propria discriminante per accedere ai concorsi? Scoprilo in questo articolo.

In quali casi il voto serve per accedere ai concorsi

Nel momento in cui si tocca il discorso dei concorsi pubblici, spesso i candidati ideali interessati sono i giovani che – dopo il diploma – preferirebbero essere inseriti in tempi ridotti nel mondo del lavoro, aggirando magari lo scoglio dell’università. Ma quanto conta davvero il voto di maturità? Ecco tutto quello che devi sapere.

Il voto di maturità nei concorsi pubblici

Oggi, grazie ad una legge attualmente valida, viene data l’opportunità a chiunque di prender parte ai bandi di concorso, a prescindere dal voto di maturità. In poche parole, il voto ha esaurito il suo valore discriminante all’interno di questi contesti.

Allo stesso tempo però, si può riscontrare la possibilità che alcune amministrazioni pubbliche decidano di conferire un punteggio diverso a seconda della fascia di voto nella quale si rientra; questa spesso rivela essere una strategia inevitabile in quelle casistiche che coinvolgono un numero esorbitante di candidati. Il discorso resta invariato per quanto riguarda il voto di laurea.

In queste circostanze, ad avere la meglio saranno i candidati che si presentano con un voto più alto e che, di conseguenza, possono avere più possibilità di essere selezionati in situazioni di sovrabbondanza numerica.

Inutile specificare che non è il voto a determinare il valore di un candidato e che si tratta sempre di valutazioni soggettive, ma tendenzialmente se si vuol essere sicuri di avere maggiori possibilità in contesti analoghi, concentrarsi sul risultato finale quando si è studenti diventa un valore aggiunto prezioso. Un aiuto ulteriore che contribuisce ad incrementare le probabilità di successo.

Cosa serve per vincere un concorso pubblico

Ci sono delle “strategie” per superare un concorso pubblico? Tanto per cominciare, non è facile superarli, tutt’altro. Ma tra i fattori che contribuiscono al successo, ci sono:

  • La tua preparazione, grazie alla quale riuscirai sicuramente a gestirti meglio nelle prove che dovrai affrontare senza farti prendere dal panico;
  • La perseveranza e l’impegno nello studio, che riveleranno la loro efficacia nei risultati se manterrai una determinata costanza;
  • Un atteggiamento positivo e possibilista, a prescindere dall’esito, il fatto stesso di partecipare e di provarci dovrebbe incentivarti a migliorare il tuo approccio rispetto alle sfide che dovrai affrontare;
  • Una piccola dose di fortuna nelle domande, come in tutte le cose e le prove con le quali avrai a che fare: se ti capitano le domande in cui senti di essere più ferrato, sicuramente l’esito ne risentirà positivamente. Ovviamente, però, essendo un fattore decisamente non controllabile, ti consigliamo di non farci affidamento e non partecipare ad un concorso sperando nella fortuna.

Come funziona lo scorrimento in graduatoria nei concorsi pubblici

I candidati che partecipano ai test per vincere i concorsi pubblici possono avvalersi dello scorrimento delle graduatorie nell’eventualità in cui si dovessero liberare le posizioni.
Come funziona? In genere, occorre attendere e sperare che alcuni candidati abbiano rinunciato al loro posto per liberarlo a chi si trova in graduatoria subito dopo, facendo salire quindi gli altri nominativi.

La graduatoria prende vita ogni qualvolta viene effettuata una prova d’esame e si basa sui punteggi ottenuti da parte dei candidati, inclusi i loro titoli. Di solito, inoltre, si segue un criterio tale per cui viene preferito il candidato più giovane.

Tra gli elementi che contribuiscono ad incrementare il punteggio in graduatoria, si evidenziano:

  • Esperienze presso la Pubblica Amministrazione: rientra in questa categoria una posizione pregressa come dipendente presso un ente pubblico di questo tipo;
  • Voto del diploma di maturità: potrebbe rientrare nei criteri che influiscono sulla posizione del candidato nella graduatoria;
  • Possesso di attestati, in alcuni casi potrebbero essere richiesti nei bandi stessi e rappresentare un valore aggiunto anche piuttosto decisivo.

Alla fine, chi ha modo di trovarsi alle prime posizioni in graduatoria, vince il concorso e – una volta ricevuta la convocazione – dovrà firmare per essere assunto dall’ente per il quale ha svolto l’esame.

Non esiste un funzionamento generale a cui si fa appello, ma in genere le graduatorie durano tre anni e solo in alcuni casi possono esserci delle proroghe.

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